Efrem Sabatti - Psicologo a Brescia

Il profilo psicologico del leader della setta


Il profilo psicologico del leader della setta

Lo studio della struttura, del funzionamento e dei processi di controllo sociale che si verificano nei gruppi ha una grande importanza per la psicologia sociale,


 in quanto permette di comprendere i numerosi fenomeni che si verificano spesso nei gruppi.

Nel nostro specifico caso l’attenzione ai processi di controllo sociale ci può facilitare la comprensione dei processi che avvengono in una setta.

I gruppi religiosi, infatti, si comportano come tutti gli altri gruppi:

- funzionano in base alla loro struttura interna

- ciascun membro possiede un ruolo e uno status definiti

- i vari membri comunicano e interagiscono seguendo norme comuni e condivise.

Come già detto, la persona che all’interno del gruppo occupa la posizione riconosciuta dalla maggioranza come la più importante, è il leader.

Costui, grazie al suo prestigio, alla sua importanza e al valore che gli viene attribuito, gode dello status più elevato.

Grazie al suo potere egli può influire sui membri, modificando le loro convinzioni e i loro comportamenti, anche se la buona riuscita della sua influenza dipende dall’interazione di molti fattori tra loro interdipendenti.

Un leader carismatico che esercita il suo potere “spirituale” sui membri della setta, non riesce comunque a controllare tutti i seguaci nella stessa misura, né può influire sulla loro vita con la stessa intensità.

La sua azione, infatti, si combina con le caratteristiche delle personalità dei diversi affiliati, alcune più influenzabili, altre molto meno.

Esistono anche altri fattori che giocano un ruolo importante nel determinare l’influenza che il leader di una setta può esercitare su un discepolo.

La presenza, ad esempio, di altre agenzie di socializzazione (come la famiglia, la scuola, l’ambiente lavorativo, il gruppo di amici) può attenuare, o al contrario rinforzare, l’azione del leader e della setta.)

Proprio per questa ragione più forte è la chiusura da parte della setta a queste influenze, maggiore è l’efficacia dell’azione persuasiva del leader.

Allo stesso modo più persone importanti nella vita di un adepto fanno parte dello stesso movimento, maggiore sarà anche il grado di coinvolgimento di quest’ ultimo.

Dal punto di vista psicologico si può distinguere diversi tipi di “poteri” esercitati dai leaders:

- Potere remunerativo,

fondato sull’uso di premi e punizioni che, nei gruppi religiosi, è esercitato in diversi modi e in diversa misura.

Tutte le religioni si fondano su qualche forma di premio e punizione che la divinità attribuisce ai fedeli in base alla loro fede o alle loro azioni, ma, in alcuni casi questo potere può anche trasformarsi in potere coercitivo.

- Potere coercitivo,

toglie il libero arbitrio ai fedeli.

Il leader si serve di questo tipo di potere per limitare la capacità decisionale dei membri, fino a condizionarli in modo disonesto, violando la loro coscienza e la loro intimità.

Diversi studi hanno dimostrato che la coercizione fa leva sulla paura e questa può perdurare nel tempo, anche dopo che il soggetto ha abbandonato la setta da molto tempo.

L’elevato livello di paura nei riguardi del leader sembra rendere la persona meno capace di affrontare e risolvere i propri problemi, contribuendo a generare in lei varie forme di disadattamento.

Un leader carismatico, preoccupato di esercitare il suo potere sugli altri membri del gruppo, deve controllare continuamente la situazione e, per fare questo, può ricorrere a strategie del terrore o inganni che dimostrano la sua superiorità e creano un clima di diffidenza, paura e reciproco sospetto.

Attraverso questo processo nessun membro si sente completamente libero di esprimere giudizi o convinzioni ad altri membri del gruppo e, quindi, sente di essere meno potente del leader, succube di una potenza superiore.

Oltre a strategie più “sottili” dal punto di vista psicologico, il leader può ricorrere anche a vere e proprie minacce o ricatti, inducendo gli adepti alla sottomissione acritica.

Esistono altre modalità, all’apparenza meno violente (ma altrettanto efficaci), che permettono al leader di esercitare il proprio potere sui discepoli.

Attraverso un processo di identificazione, ad esempio, un soggetto coinvolto in un gruppo settario obbedisce al proprio capo spirituale non perché lo teme, ma perché si sente come lui, o una sola cosa con lui.

La persona succube, quindi, pensa e si comporta seguendo le modalità adottate dal leader del movimento pur non essendone minimamente consapevole.

L’aspetto peculiare di questa forma di sottomissione è che la persona è talmente condizionata e priva di capacità critica, che non sospetta nemmeno di essere plagiata, ma sostiene di agire in piena libertà.

Nei gruppi religiosi questo tipo di meccanismo è piuttosto frequente, poiché il leader si presenta spesso ai suoi seguaci, non come una persona comune, ma come un essere dotato di poteri straordinari, inviato da Dio, o come Dio stesso.

Di fronte a una persona che non parla a titolo personale (nel qual caso ciò che dice potrebbe essere opinabile), ma che trasmette ordini per conto di un essere superiore ( e dunque non può essere messo in discussione), la possibilità di contraddire, obiettare o rifiutare un’imposizione, cala drasticamente.

In questo senso il leader attribuisce ad un ente superiore la responsabilità di quanto afferma, e il credente è a sua volta sollevato dall’incomodo peso, difficilmente tollerabile, di dover riconoscere una totale dipendenza da un altro essere umano.

Il riferimento al divino permette inoltre di giustificare anche eventuali profezie deluse, in quanto non è comunque possibile comprendere il misterioso e inconoscibile disegno divino.

Dr.ssa Elisa Stivanello Dr. Efrem Sabatti

_ www.psicologobresciasabatti.it

Condividi