Efrem Sabatti - Psicologo a Brescia

La terapia indiretta


La terapia indiretta

Fare terapia indiretta significa fare un intervento senza che la persona interessata sia all'interno dello studio.



Ciò può avvenire per diverse ragioni: ad esempio la  persona in questione non vuol venire (e si inizia con i familiari con l'obiettivo di portarlo gradualmente in terapia), oppure ai fini dell’efficacia del trattamento,  non si ritiene necessario la presenza della persona.

Può apparire strano per un terapeuta “non ritenere necessario” vedere un paziente, ma in alcuni casi, può rischiare di trasformarsi in una forma di manipolazione. Ad esempio genitori che pregano il figlio di andare in terapia e lui pone delle condizioni del tipo, io vado in terapia (quindi vi faccio un favore) se voi in cambio mi permettete di fare questo e quello. Si può ben capire che in un caso di questo tipo, l’elemento motivazionale è assolutamente scarso e lo scopo non è l’intervento terapeutico, che si trasforma semplicemente in uno strumento per ottenere vantaggi secondari. Una strutturazione terapeutica di questo tipo parte già con delle basi assolutamente fragili. Un’altra situazione per la quale risulta indicato l’intervento indiretto è con i bambini, dove può essere più efficace far venire i genitori e dare loro delle indicazioni, piuttosto che far venire il bambino.

L’idea di lavorare con i genitori, da un lato aiuta a previene il possibile effetto della delega (che spesso ha una natura assolutamente inconsapevole nel genitore) che porta la persona a portare il figlio con l’aspettativa che lo specialista lo “aggiusti”. Questo purtroppo deresponsabilizza il genitore, non lo rende partecipe del processo e a lungo termine può rafforzare il senso di inefficacia e di fallimento del ruolo genitoriale (perché rischia di diventare frustrante delegare ad altri quelle che dovrebbero essere mansioni appartenenti al ruolo genitoriale). Inoltre, lavorare con i genitori, da l’importante strumento di poter intervenire tutti i giorni, mentre se l’intervento si circoscrive allo studio, è un intervento più sporadico e discontinuo.

L’altro elemento ancora più utile, quando si fa un intervento sul bambino, è che l’intervento indiretto evita il pregiudizio sociale e l’effetto etichettamento. Infatti, un bambino che “va dal dottore”, implica una serie di comunicazioni non dette, ma che influenzano in maniera importante (se un bambino va da certi tipi di “dottori” ha dei problemi, i genitori non sono capaci di fare certe cose e hanno bisogno di un estraneo che le faccia al posto loro anziché imparare loro a farle, ecc …). Il bambino stesso può notare di “avere qualcosa di diverso” dai suoi amici, perché mentre loro sono fuori a giocare a pallone, lui va dal dottore. Nonostante venga sicuramente rassicurato a parole, i fatti continuano a disconfermare le rassicurazioni verbali. D’altro canto noi crediamo di più a quello che una persona dice e promette o a come si comporta? Utilizzare una terapia indiretta permette inoltre di trasformare i genitori (o più in generale i richiedenti dell’intervento) in “co-terapeuti” che rinforzano il processo di cambiamento.



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